ROMA - Muammar Gheddafi e' ripartito per Tripoli. L'airbus del leader libico e' decollato dall'aeroporto militare di Ciampino.
DOMANI FRATTINI A TRIPOLI PER RIUNIONE '5+5' - Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, si rechera' domani pomeriggio a Tripoli, per prendere parte a una riunione informale del Dialogo 5+5. Lo rende noto la Farnesina. Il foro ''5+5'', che riunisce i Paesi del Mediterraneo Occidentale - per la sponda Nord Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna; per la sponda Sud, Algeria, Libia, Marocco, Mauritania e Tunisia - costituisce, rileva la Farnesina, un'importante dimensione della cooperazione euro-mediterranea ed un'utile sede per la discussione delle principali tematiche d'area. L'Italia detiene la co-presidenza del Dialogo 5+5 per la sponda Nord (co-presidente per la sponda Sud e' la Tunisia).
AVVENIRE, SHOW CHE DIVENTA BOOMERANG - Un' ''incresciosa messa in scena'' firmata dal colonnello Gheddafi o ''forse solo un boomerang'', ''certamente e' stata una lezione, magari pure per i suonatori professionisti di allarmi sulla laicita' insidiata''. Il quotidiano dei vescovi, Avvenire, in un editoriale firmato dal direttore Marco Tarquinio tira le somme della visita del leader libico a Roma, tra affari e provocazioni.
''Incontrarsi serve comunque e sempre'', premette Tarquinio lodando la ''nuova stagione'' e la ''riconciliazione'' tra Roma e Tripoli. Pero' - sottolinea il giornale della Cei - non si possono sottacere ''aspetti sostanziali e circostanze volutamente folkloristiche'' della visita cosi' come ''momenti incresciosi e urtanti'' quali l'incontro per ''una sessione di propaganda islamica (a sfondo addirittura europeo) tra il leader libico e hostess appositamente reclutate''.
Avvenire si chiede quindi come Gheddafi - nella ''tollerante e pluralista Italia'' dalle ''profonde e vive radici cristiane'' e al tempo stesso capace di ''una positiva laicita''' - abbia potuto ''fare deliberato spettacolo di proselitismo (anche grazie a un Tg pubblico incredibilmente servizievole...). Non sapremmo dire in quanti altri paesi tutto questo avrebbe avuto luogo o, in ogni caso,avrebbe avuto spropositata (e stolida) eco''.
''Probabilmente e' stato un boomerang - conclude l'editoriale -una dimostrazione di quanto possano confondersi persino in certo islam giudicato non (piu') estremista piano politico e piano religioso''.
5 MILIARDI ALL'ANNO DALL'UE CONTRO I CLANDESTINI - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esalta l'amicizia tra Italia e Libia durante la cerimonia per il secondo anniversario del Trattato di Bengasi e afferma che ''tutti dovrebbero rallegrarsene'' e chi critica ''e' prigioniero di schemi superati''.
Gheddafi: ''Saluto il grande coraggio del mio grande amico''. La giornata di ieri, segnata dalla richiesta di 5 miliardi all'anno per fermare l'immigrazione clandestina in Europa e da nuove polemiche sulla visita del leader libico, si e' conclusa con una cena di gala.
Gheddafi ha lasciato la tavola verso le due, mentre il premier italiano e' rimasto a festeggiare l'evento con gli 800 invitati e diversi ministri. Sulla Padania titolo a tutta pagina: ''L'Europa sia cristiana''.
TERZO SHOW, SOLDI CONTRO CLANDESTINI O UE NERA
- Terzo show in due giorni del leader libico Muhammar Gheddafi che si spinge fino a chiedere 5 miliardi di euro all'Unione europea per contrastare una ''pericolosa'' immigrazione che puo' far diventare ''nera'' l'Europa. E' stato un intervento fiume di oltre quaranta minuti quello del colonnello, tutto incentrato sulla pagina del colonialismo e su inquietanti scenari disegnati dall'avanzata dell'immigrazione africana. Un lunghissimo discorso pronunciato di fronte al premier e a una folta delegazione del governo presso la caserma 'Salvo D'Acquisto', teatro delle celebrazioni per il secondo anniversario del Trattato di Amicizia italo-libico. Non appena presa la parola, Gheddafi ha subito fatto presente ''i drammi e le sofferenze'' subite dal popolo libico a causa dell'invasione italiana, drammi rtuttora presenti tra la popolazione del Paese. Anche Berlusconi, ha raccontato il Colonnello, si e' oggi commosso ''al punto di piangere'' alla visione delle fotografie ''ufficiali'' esposte nella mostra inaugurata oggi pomeriggio dai due leader e che documentano la dolorosa pagina del colonialismo italiano. Era un'altra Italia, ha aggiunto Gheddafi. Oggi c'e' il Trattato di amicizia e nuove sfide da affrontare insieme, prima fra tutte, quella della ''pericolosa'' immigrazione africana che spetta alla Libia, ''ponte'' privilegiato tra l'Africa e l'Europa, contrastare con l'aiuto economico dell'Unione europea. Cinque miliardi di euro e' la cifra richiesta da Gheddafi per impedire che ''l'Europa - cosi' ha prospettato il colonnello - un domani potrebbe non essere piu' europea e diventare addirittura nera perche' - ha spiegato - in milioni vogliono venire in Europa''. ''Attualmente - ha affermato dipingendo uno scenario fosco - subiamo una immigrazione dall'Africa verso l'Europa ma in questo momento si tratta di una cosa molto pericolosa: non sappiamo che cosa succedera', quale sara' la reazione degli europei bianchi e cristiani di fronte a questo movimento di africani affamati e non istruiti''. ''Non sappiamo - ha insistito Gheddafi - se l'Europa restera' un continente avanzato e coeso o se si distruggera' come avvenne con le invasioni barbariche''. ''Dobbiamo immaginare che questo possa succedere - ha sottolineato a sostegno del proposta da lui stesso avanzata - e prima che succeda dobbiamo lavorare insieme, fermare l'immigrazione sulle frontiere libiche''. ''L'Europa - ha scandito - ci deve ascoltare'' mentre tocca all'Italia sostenere in sede europea la richiesta di Gheddafi di fare della Libia l'avamposto chiave nel contrasto all'immigrazione clandestina. Berlusconi da parte sua ha ricordato come con la stipulazione del Trattato di amicizia fra i due Paesi si sia ''voltato pagina'' e chiuso per sempre la pagina nera del colonialismo. Gheddafi lo ha piu' volte lodato menzionando il ''grande coraggio'' del presidente del Consiglio per le scuse presentate dal premier per il passato coloniale italiano in Libia, ''un errore - ha sottolineato il Colonnello - commesso dall'Italia fascista, non dall'Italia''. Da qui anche la richiesta avanzata alla comunita' internazionale affinche' sia l'Italia ad avere un seggio al consiglio permanente di sicurezza dell'Onu. Un ''diritto'' dell'Italia, secondo Gheddafi, che ha avuto, al contrario della Germania, la forza e il coraggio di liberarsi da sola del fascismo ''impiccando Mussolini per le strade''. Nell'Italia di oggi poi, il leader libico, ha incoraggiato ad investire i suoi stessi connazionali che dispongono di risorse economiche e finanziarie.
APPELLO LEADER, INVESTITE IN ITALIA - Un nuovo flusso di investimenti libici potrebbe presto arrivare in Italia a rafforzare la crescente presenza nelle nostre banche, societa' e industrie in combinazione con la corsa delle imprese italiane a realizzare le infrastrutture del paese nordafricano. Il leader Muammar Gheddafi, alla cerimonia per il Trattato italo-libico, dove e' presente una nutrita schiera di personalita' dell'economia e della finanza italiana, incoraggia i libici con risorse finanziarie ''a venire in Italia per investire in Italia''. Il Colonnello chiede anche scambi di conoscenza e tecnologie ma sono le parole sugli investimenti, poche ma precise in un discorso fiume di 40 minuti ricco di citazioni storiche e incentrato sulle colpe del colonialismo e le nuove sfide dell'emigrazione, a creare piu' interesse fra la comunita' finanziaria. Diversi esponenti del mondo dell'economia e manager, prima di recarsi alla cena ufficiale (slittata a oltre la mezzanotte) sottolineano ''l'affidabilita' oramai assodata' dei libici come partner e un ambiente molto migliorato per realizzare gli affari. ''I libici - spiega uno di questi -. sono un partner che guarda al medio-lungo termine con molte risorse''. Nella tribuna d'onore a pochi passi dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico ad assistere al carosello dei Carabinieri e alle evoluzioni dei cavalieri arabi, si sono notate le presenze dell'ad di Unicredit Alessandro Profumo (dove i libici sono oramai il primo socio con il 7% del capitale) accanto a Jonella Ligresti, al presidente Telecom Gabriele Galateri, ai vertici Enel Piero Gnudi e Fulvio Conti il quale ha spiegato che il gruppo ''ha interessi potenziali in Libia'' anche se al momento non c'e' nulla. Presente anche Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo che realizzera' insieme ad altre 20 imprese italiane (fra cui Todini, Salini, Condotte e Cmc) l'autostrada finanziata dall'Italia a risarcimento dei danni del'epoca coloniale, e il numero uno di Finmeccanica Pierfrancesco Giarguaglini, anch'essa impegnata nel paese insieme a Zarubezhstroytechnology, societa' controllata dalle Ferrovie Russe Jsc Rzd, un contratto da 247 milioni di euro per realizzare sistemi di segnalamento, alimentazione e comunicazione sulla tratta da Sirte a Bengasi. Con Finmeccanica inoltre i libici hanno siglato una nuova joint venture (dopo la Liatec, Libyan Italian Advanced Tecnology Company, costituita nel 2006 per realizzare elicotteri). Non c'era alla cerimonia invece l'ad di Eni Paolo Scaroni ma il suo numero due Claudio Descalzi. Il rapporto fra il gruppo e il paese e' piu' che consolidato e di recente il colosso italiano ha annunciato investimenti sul posto per 25 miliardi di euro
http://temporeale.libero.it/libero/fdg/4026733.html
Tuesday, 31 August 2010
Monday, 30 August 2010
Italia-Libia/ Unhcr: in attesa chiarimenti su missione a Tripoli
Italia-Libia/ Unhcr: in attesa chiarimenti su missione a Tripoli
Roma, 29 ago. (Apcom) - Mentre Muammar Gheddafi è sbarcato a Roma per una visita ricca di folclore, affari e politica, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati auspica che si possa presto giungere a una definizione della sua missione a Tripoli, attualmente in attesa di chiarimenti. "Il nostro auspicio" commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr, "è che alla fine del Ramadan si possa concludere la trattativa e firmare un vero e proprio 'accordo di sede' per la nostra presenza in Libia".L'Unhcr lavora in Libia da 19 anni ma il suo ufficio è stato chiuso a inizio giugno proprio per l'assenza di un 'accordo di sede', e riaperto, a fine giugno, con forti limitazioni; al personale è stato chiesto di occuparsi solo dei casi di richiesta d'asilo già avviate, senza aprire nuove pratiche. Tuttavia, ricorda Boldrini, in vari Paesi e su richiesta del governo locale l'Unhcr opera anche senza accordo di sede, come avvenne in Siria dopo l'arrivo massiccio dei rifugiati iracheni.
La presenza dell'Alto commissariato in Libia è divenuta cruciale per i richiedenti asilo dopo l'accordo fra Tripoli e Roma che sancisce il controllo dei flussi migratori da parte libica, e dopo l'avvio da parte italiana della politica dei 'respingimenti in mare' per i barconi che giungono dalle coste libiche. La strategia, come ricorda spesso il ministro dell'Interno Roberto Maroni, ha portato a un crollo verticale degli sbarchi di immigrati sulle coste italiane, ma anche delle domande di asilo. Boldrini ricorda infatti che "prima della politica dei respingimenti, il 75% di coloro che arrivavano in Italia partendo dalle coste libiche faceva richiesta di asilo nel nostro Paese, che al 50% di queste persone riconosceva una forma di protezione". In prevalenza si trattava di africani: somali, eritrei, sudanesi, nigeriani.
Prima della chiusura del 2 giugno, "operavamo con dei limiti perché non ci era consentito l'accesso in tutti i centri di detenzione, e perché non c'è una legge sull'asilo in Libia, ma eravamo un riferimento per chi giungeva bisognoso di protezione", ricorda Boldrini. Dopo la riapertura a fine giugno, "fisicamente siamo in ufficio ma solo per occuparci dei vecchi casi. E' una riapertura parziale che deve essere finalizzata, e siamo in attesa per capire che raggio d'azione potremo avere". L'auspicio, ribadisce Boldrini, è che "dopo la festa dell'Eid al Fithr, per la fine del Ramadan, potremo firmare questo accordo di sede che servirà a istituzionalizzare la nostra presenza".
http://www.apcom.net/newsesteri/20100829_170036_21fc31a_95976.html
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