Bikila, la memoria offesa
del campione a piedi nudi
A Roma vinse la maratona olimpica del 1960 e in Italia è ancora un mito Nella sua Etiopia non c'è una strada col suo nome e la tomba è distrutta. Nel cimitero di San Giuseppe sparite la statua e la lapide, sono rimasti solo i cinque cerchi
di MICHELA SUGLIAADDIS ABEBA - Smilzo, la faccia quasi spaventata, i piedi sanguinanti: un simbolo. Cinquant'anni fa, Abebe Bikila. Un perfetto sconosciuto, partito dall'Etiopia per andare a vincere la maratona olimpica a casa degli ex padroni, correndo senza scarpe 42 km in due ore e quindici minuti, segnando il nuovo record mondiale sui sampietrini di Roma. Quando il 10 settembre 1960 tagliò il traguardo, di notte, sotto l'Arco di Costantino, le fotoelettriche illuminarono per sempre un'icona dello sport mondiale, entrato anche nella fantasia e nella memoria degli italiani. Proprio a Bikila è dedicata la 16a maratona di Roma, che domenica correranno in 15mila, presto la capitale gli intitolerà una strada, il comune di Ladispoli un ponte pedonale, il comitato "Bikila 2010" curerà mostre ed iniziative assortite.
Ma cosa resta di Abebe Bikila nella sua Etiopia? Poco o niente, rispetto al culto degli italiani. Ad Addis Abeba nessuna via ricorda il primo africano a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi, come conferma il segretario della Federazione etiope di atletica Adam Tadesse. Invece esiste Haile Gebrselassie road dal nome dell'erede di Bikila, nato sei mesi prima della sua morte, dal 2008 primatista mondiale (due ore e tre minuti). Sull'assenza di strade non sa rispondere nemmeno il terzo figlio del campione Abebe Bikila Yetnayet, che si limita a dire: "Meglio chiederlo al governo etiope".
Quando si va sulla tomba di Bikila, nel cimitero di San Giuseppe ad Addis, colpisce l'incuria. Il sepolcro e la statua che si trovava sopra non ci sono più. Intorno erbacce e sassi. Sparita anche la lapide che lo ricordava in tre lingue: italiano, giapponese, amarico. Unico segno evidente che lì riposa un campione sono i cerchietti olimpici lungo il recinto. "Tre anni fa ignoti hanno distrutto la tomba" spiega il figlio di Bikila, "ora il governo ci ha dato il permesso di ricostruirla e la statua tornerà presto a posto".
L'idea di una maratona ad Addis Abeba per ricordare i 50 anni dell'impresa romana è stata della onlus "Stella della solidarietà" fondata da Carmelo Giordano, un italo-etiope che vive in Italia. Ne ha parlato con la Federazione atletica di laggiù che ha subito aderito: si correrà il 13 giugno. "Stiamo formando un comitato per decidere cosa fare. Pensavamo a documentari, una festa con cantanti...", abbozza Tadesse. Lo conferma anche la famiglia Bikila annunciando una maratona, una mostra, un festival a settembre da organizzare insieme alla federazione. Si spera. "Bikila è stato un grande uomo e molto popolare, anche se sognava un mondo diverso", assicura il suo amico Luciano Vassallo, storico allenatore della nazionale di calcio africana. "Purtroppo in Etiopia lo sport è vissuto in maniera diversa, la maratona è solo una corsa, stessa cosa per il calcio. Ma credo che prima o poi si renderanno conto che una partita è molto più importante della guerra".
(19 marzo 2010 )
http://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2010/03/19/news/bikila-2758733/
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