Tuesday, 26 April 2011

Malcolm X

Malcolm X

Anonimo proprio no!

Malcolm X

Settimo di 11 figli, Malcolm nasce il 19 maggio 1925 a Omaha, nel Nebraska. Suo padre, Earl Little, era un pastore battista mentre la madre, Louise Norton, era un'immigrata di Grenada, a quel tempo isola antillana che apparteneva all'impero britannico. Entrambi avevano aderito alla Universal Negro Improvement Association, il movimento pan-africanista di liberazione dei neri, fondato nel 1914 dal politico giamaicano Marcus Garvey.

A quel tempo tra i gruppi razzistici più attivi vi era il Ku Klux Klan, fondato nel 1867 nel Tennessee da ex-appartenenti all'esercito sudista, messo fuorilegge nel 1869 e rinato in Georgia nel 1915. Proprio a questa organizzazione si attribuì, nel 1931, la morte del padre di Malcolm, colpevole di aver predicato in quartieri segregati dei neri.


Nel 1937 la cronica mancanza di reddito e la grave malattia che aveva colpito la madre cominciarono a disgregare la famiglia di Malcolm, che venne affidato ad alcuni amici. L'anno seguente fu espulso dalla scuola per "cattiva condotta e comportamento anti-sociale" e venne spedito nella casa di correzione di Lansing. Nel gennaio 1939 gli assistenti sociali e il giudice decisero, dopo l'aggravamento della malattia, di rinchiudere la madre Louise in manicomio. Intanto Malcolm, nel correzionale dello Stato del Michigan, si segnalava come brillante studente, anche se sente molto forte la discriminazione che pesa sulla sua carriera dell'avvocato.

Poco dopo, insieme alla famiglia, si stabilisce nel ghetto nero di Boston dove lavora come lustrascarpe e come inserviente in ristoranti e treni. Entrato a far parte di alcuni gruppi anarchici, lascia il lavoro per trasformarsi in un organizzatore di scommesse clandestine. Arriva anche a spacciare droga. Ricercato dalla polizia, nel 1945, ritorna a Boston e si mette a capo di una banda di rapinatori, ma l'esperienza ha vita breve.
Nel febbraio 1946, viene arrestato per una banale rapina e condannato a dieci anni di carcere.

Dal febbraio 1946 al luglio 1952 Malcolm soggiornò in tre carceri del Massachussetts. Nella colonia penale di Norfolk, in cui trascorse il periodo 1948-1951, avviene la sua trasformazione. Attraverso il fratello Reginald, Malcolm entra in contatto con la Nazione dell'Islam e col suo capo Elijah Poole, che intanto aveva assunto il nome di Elijah Muhammad. La Nazione dell'Islam predicava il separatismo autosufficiente dei neri dai bianchi (necessario prima del ritorno in Africa), denunciava il razzismo della religione cristiana e lottava contro la droga, il tabacco, l'alcol, i cibi impuri e ogni forma di vizio.

Malcolm inizia a studiare e a leggere facendo nello stesso tempo proselitismo tra le mura del carcere. Diventa pericoloso al punto che per evitare problemi le autorità carcerarie decidono di liberarlo.
Trovato lavoro come commesso, si stabilisce a Inkster, ghetto nero di Detroit, e prende la decisione di cambiare il cognome in "X", a perenne ricordo della privazione del suo vero nome africano a cui i bianchi avevano assoggettato i suoi antenati in schiavitù nel Nuovo Mondo.

Decide di lavorare anche alla catena di montaggio di un'industria automobilistica per poi passare ad essere "rettificatore" alla Gar Wood, una fabbrica di camion, e fare ritorno, in seguito, sulla costa orientale, diventando il più infaticabile predicatore della Nazione dell'Islam. Apre e organizza nuove moschee e trasforma la Nazione dell'Islam in un dinamico gruppo politico-religioso di "musulmani di colore, separatisti e rigidamente organizzati". Nel 1958 si sposa con una compagna del suo movimento, Betty Shabazz e si stabilisce a New York

Negli anni 1963-64 egli matura la decisione di fondare con un gruppo di seguaci, "l'Organizzazione dell'Unità Afroamericana". I viaggi in Europa, Medio Oriente e Africa, gli offrono il destro per diffondere le sue idee, che comprendono due punti fondamentali:
una più stretta intesa con gruppi antisegregazionisti operanti nel Sud e nel resto del paese e il tentativo di internazionalizzare il problema dei neri, cercando intese con paesi arabi, soprattutto africani, ed ex-colonie, per creare un fronte e un'azione comuni.

Intanto Malcolm continua a prendere posizioni forti contro il governo degli Stati Uniti, in politica interna ed estera, trovando il tempo per finire di scrivere, con l'aiuto del giornalista Alex Haley, la sua "Autobiografia".


Non condividendo il pacifismo di Martin Luther King, rompe con lui dopo la marcia su Washington, consentita dal potere centrale. La tempesta però si avvicina. Durante la visita al Cairo è vittima di un tentativo di avvelenamento. Al suo rientro, a New York, il 14 febbraio 1965, un attentato dinamitardo gli incendia la casa da cui a stento si salva con moglie e figlie. Il 21 febbraio doveva tenere una conferenza a New York. Aveva chiesto di tener lontani tutti i giornalisti e di non perquisire nessuno. Non fece neppure in tempo a iniziare il discorso che tre uomini seduti in prima fila iniziarono a sparargli contro con fucili e pistole. Fu colpito da 16 proiettili di cui tre mortali.

Chi è stato ad uccidere Malcom X? A tutt'oggi sono al vaglio diverse ipotesi. C'è chi sospetta della sua cerchia di collaboratori, chi dell'FBI e chi ancora della malavita organizzata e del traffico di droga che, grazie a Malcom X, avevano subito un netto calo degli affari.

Di recente, una delle figlie di Malcolm, Qubilah Shabazz, ha accusato l'attuale capo della Nazione dell'Islam, Louis Farrakhan, di essere stato il mandante dell'assassinio. La vedova di Malcolm, Betty, è stata uccisa nel 1997 da un nipote dodicenne, anche lui di nome Malcolm
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http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=156&biografia=Malcolm+X

Saturday, 23 April 2011

"...LIKE A DEATH SENTANCE ON GHADEFFI..."

Drones can be used by Nato forces in Libya, says Obama

Senior Nato military commanders have been pressing for the unmanned US planes to strike Gaddafi forces in besieged Misrata
  • Predator drone aircraft
    Precision targeting provided by unmanned drones has become a favoured strike weapon in Afghanistan, and could help Nato pinpoint Gaddafi forces in Libya. Photograph: Sipa Press/Rex Features
    The White House has approved the use of missile-armed Predator drones to help Nato target Colonel Gaddafi's forces in Libya. Coalition commanders have been privately urging the Americans to provide the specialist unmanned aircraft, which have become a favoured – if controversial – weapon in Afghanistan and Pakistan. Their ability to hone in on targets using powerful night-vision cameras is considered to be one way of helping rebels in the besieged city of Misrata, where a humanitarian crisis has unfolded in the last week. The US defence secretary, Robert Gates, said Barack Obama had approved the use of the Predators which are armed with Hellfire missiles, signalling a marked growth in the US contribution to the Nato effort. Gates told a Pentagon news conference that the Predator was an example of the unique US military capabilities that the president is willing to contribute while other countries enforce a no-fly zone. General James Cartwright said that the first Predator mission in Libya had been scheduled for Thursday night but was abandoned because of poor weather. The US military plans to maintain two patrols of armed Predators above Libya at any given time, permitting better surveillance – and targeting – of Gaddafi's forces as they dig into positions next to civilian areas, Cartwright told the same briefing. The drones are based in the region but typically flown via remote control by pilots in the US. The drones for Libya had not been withdrawn from Afghanistan, Gates and Cartwright said. Khaled Kayim, Libya's deputy foreign minister, said the deployment of the drones would result in the deaths of more civilians. He described the move as "undemocratic and illegitimate and I hope they will reverse their decision". Liam Fox, the British defence secretary, and Sir David Richards, the chief of the defence staff, are due in Washington next week to discuss the situation in Libya. The use of Predators is one of the topics to be discussed at the Pentagon talks next Tuesday, as well as other specialist equipment that might be provided by the US. David Cameron has again insisted that Nato had no intention of deploying ground troops, but that did not mollify Russia. It condemned the sending of military advisers to Libya by the UK and France, saying it exceeded the mandate of UN security council resolution 1973. "We are not happy about the latest events in Libya, which are pulling the international community into a conflict on the ground," said the Russian foreign minister, Sergei Lavrov."This may have unpredictable consequences," he added. But senior Whitehall officials believe the use of drones, also known as UAVs, would not be beyond the remit, or the spirit, of the UN resolution which gave the coalition a mandate to protect civilians. "A UAV with sufficiently high-resolution sensors, were it armed, could fire that weapon in line of sight and still meet the tight rules of engagement," a Whitehall source said. "We have been asking if we can get the US to provide that capability for us. It exists – the question is can we get it to be deployed? UAVs would give you speed of response where you see the regime transgressing the UN resolution," the source said. The US is understood to have the UAVs in the region already. Gates said Obama continues to be opposed to sending US ground forces into Libya and there were no plans to send US trainers to augment Nato forces already working with rebel forces. "There's no wiggle room in that," Gates said. The UN secretary general, Ban Ki-Moon, urged Gaddafi to "stop killing people", and estimated that 500,000 Libyans had fled the country. The MoD also sought to counter criticism Nato is not doing enough for Misrata, saying the RAF had hit 58 targets around the city in the past three weeks, including 37 main battle tanks. But officials concede the difficulties of targeting within the city are considerable. Earlier this week Nato's commander, Lt Gen Charles Bouchard, described the situation within Misrata as being akin to "a knife fight in a phone booth". He said Gaddafi forces were hiding on the rooftops of mosques, hospitals and schools, and that they were shielding themselves behind women and children. The military difficulties were underlined when further details emerged of the death of British photographer Tim Hetherington, who was killed on Wednesday in a mortar attack along with a colleague, Chris Hondras. An Oscar-nominated filmmaker, Hetherington, 41, wrote in his last Twitter post on Tuesday: "In besieged Libyan city of Misrata. Indiscriminate shelling by Gaddafi forces. No sign of Nato." Vanity Fair editor Graydon Carter said Hetherington was "about as perfect a model of a war photographer as you're going to find these days". http://www.guardian.co.uk/world/2011/apr/21/nato-wants-drones-target-misrata
     

Thursday, 14 April 2011

COSTA D'AVORIO: PREMIER KENYA, AMNISTIA PER GBAGBO

Tuesday, 12 April 2011

Lettera aperta a Bersani


Caro Pierluigi

Ti scrivo questa breve nota per significarti il mio personale rammarico per il riferimento offensivo che tu hai fatto ieri in riferimento all'eventuale uscita dell'Italia dall'Europa. Interrogandoti su dove questo governo vorrebbe portare l'Italia, tu hai fatto con un'altra domanda se è verso l'Unione Africana. Naturalmente dando per scontato che quello fosse il luogo della perdizione o comunque l'orrizzonte più negativo che ci sia.

Caro Pierluigi poiché ti conosco da qualche anno e ho sempre nutrito rispetto e stima nei tuoi confronti, questa tua uscita mi ha profondamente sorpreso. Come recita l'adagio "un uomo che morde fa notizia mentre un cane che morde non suscita clamore" ed proprio per questa ragione che riservo alla tua uscita una certa attenzione, nonostante il mio livello di assuefazione rispetto ai flussi di insulti in cui ormai da anni vengono indirizzati agli africani e à l'Africa. Non ritengo di doverti mettere alla stessa stregua di un Borghezio qualunque i cui insulti ormai ci siamo rassegnati. Dunque è proprio perché non ti posso considerare alla stessa stregua di queste tipologie di persone, mi permetto di scriverti tutto il mio disappunto pretendendo anche delle scuse da parte tua a tutti gli africani.

Pierluigi gente come te mi hanno sempre insegnaìto che un uomo pubblico, e per giunto un leader politico deve manneggiare con cura le parole, Insomma la comunicazione di un dirigente politico non equivale a quella del cittadino qualunque. E gli stereoptipi sull'Africa e sugli africani sono talmente radicati nella coscienza di questo paese da dover richiamare l'esigenza di un'ecologia del linguaggio che detto per inciso dovrebbe essere una colonna portante di una politica che si configura come pedagogia sociale e culturale. Dunque "civitas" e non solo "polis" mi portano a dirti che serve più attenzione e rispetto. Sarebbe opportuno, a mio avviso. se tu facessi pubblico ammenda di questo riferimento.

Con sincerità come sempre!

Aly Baba Faye

ORIGINALE DA F.B



Monday, 11 April 2011

African Union president calls for Libya cease-fire

Italian News

African Union president calls for Libya cease-fire

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The head of the African Union has called for a cease-fire in Libya, saying the conflict in this North African is an internal problem.

Teodoro Obiang Nguema says the conflict in Libya doesn't merit foreign interference. The 69-year-old president of Equatorial Guinea described western military efforts to enforce a no-fly zone over Libya as a "so-called humanitarian intervention."

Obiang told a conference on Africa in Geneva on Tuesday that foreign military intervention in Ivory Coast is also unwarranted. He says the African Union recognizes the outcome of Ivory Coast's presidential election that the U.N. says was won by Alassane Ouattara over Laurent Gbagbo.
http://www.nowitaly.com/giornale//121235/african-union-president-calls-libya-cease-fire.htm
NEWS

Wednesday, 6 April 2011

CANALE DI SICILIA..MATTTANZA -----AFRICANI

FRANCE ..."THE NEW LOVE FOR AFRICA"


FRANCE arming and fighting alongside Oattara group in Ivory Coast..... Is this really LOVE?