Un agguato che non aveva precedenti per ferocia e determinazione nella storia degli agguati messi a segno dalla camorra e che provocò la reazione della comunità africana degenerata in una lunga serie di atti di vandalismo. Il 18 settembre del 2008, sei immigrati africani - di Ghana, Togo e Liberia - furono ammazzati a Castel Volturno (Caserta) da un gruppo di Casalesi, guidato da Giuseppe Setola, che armato di kalashnikov e pistole spararono all'impazzata davanti ad una sartoria gestita da un africano.Un eccidio, secondo gli inquirenti, motivato dal fatto che gli africani avevano deciso di gestire in proprio il traffico di droga senza più sottostare alle regole imposte dal clan, un atto di ribellione che non poteva essere accettato dai casalesi.
Una strage in cui è possibile che un paio di immigrati siano morti solo per essersi trovati nel posto sbagliato. "La strage di Castel Volturno è stato un episodio nero - ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, colonnello Carmelo Burgio - oggi i responsabili sono tutti in carcere. La partita non è conclusa, ma il periodo di Setola e company è finito". Anche se, le radici che i clan hanno messo nel territorio non sono ancora state divelte. "La camorra è un fiume carsico che agisce in profondità e che ricomparirà non appena si attenueranno i controlli delle forze dell'ordine", sostiene il sindaco di Castel Volturno, Francesco Nuzzo. E, ad un anno dalla tragedia, è opportuno ricordare l'ondata di indignazione civile che quell'eccidio suscitò, dice l'assessore regionale all'istruzione della Campania, Corrado Gabriele.Il 18 settembre i sei immigrati africani saranno ricordati nel corso di una cerimonia, in programma nel luogo della strage, alla quale è prevista la partecipazione di autorità, cittadini ed di una larga rappresentanza di associazioni antirazziste. "Per non dimenticare uno degli atti più odiosi mai verificatisi in questa regione, nei confronti degli immigrati", ha sottolineato in una nota Mimma D'Amico, responsabile della comunicazione del Centro sociale ex canapificio di Caserta, che opera da anni a favore degli immigrati. Perché la strage e le manifestazioni di guerriglia urbana che sono seguite, hanno anche contribuito ad acuire il contrasto tra la popolazione locale e gli immigrati rendendo la convivenza difficile.
"Castel Volturno non è una città razzista - ha spiegato il sindaco - ma c'é una forma di malcontento per la presenza massiccia di immigrati clandestini sul territorio".Per Prosper, ghanese di Castel Volturno attivista del Movimento dei Migranti e dei Rifugiati "i lavoratori immigrati, sono gli stessi lavoratori stagionali che raccolgono pesche, arance, patate, pomodori e che vengono licenziati dalle fabbriche perdendo lavoro e permesso di soggiorno".Alla cerimonia sarà anche presente una larga rappresentanza di Libera. "Ad un anno di distanza saremo sul luogo della strage - sottolinea Valerio Taglione, referente provinciale dell'Associazione di don Ciotti - per difendere la memoria e la dignità delle sei vittime e per chiedere giustizia a partire dal riconoscimento del diritto al permesso di soggiorno".
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Terribile
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